Vannevar Bush

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Lo ammetto, quando penso a Bush mi vengono in mente prima George (quello del "disgelo" con Gorbaciov e della fine della guerra fredda) poi George W (quello che ascoltava la storia delle paperelle mentre tiravano giù le torri gemelle), poi Kate (quella di Wuthering heights) e alla fine il povero Vannevar.

Bush fu una figura di spicco negli anni della seconda guerra mondiale, perché fu direttore dell'ufficio di ricerca, che controllava il progetto Manhattan. Era quello che dava gli ordini a Oppenheimer, nientemeno.

Come tutti, fu anche giovane e pieno di fantasia, che riversò nelle soluzioni "hardware" a problemi puramente teorici, come il calcolo differenziale. Oggi sarebbe relativamente semplice scrivere un programma per questo genere di calcolo, ma costruire una macchina fisica, analogica, senza corrente elettrica, meccanica, che svolga questo compito... questo è tutt'altra cosa!

Il suo As we may think più che un articolo fu una sbirciata nella sfera magica: descrisse il computer e il suo uso per navigare in Internet e intuì quanto la specializzazione avrebbe portato lontane branche di studio su cui gli studiosi di un tempo potevano confrontarsi parlando lo stesso linguaggio.

Oggi, rispetto a 20 anni fa, la facoltà di informatica si è affrancata quasi totalmente dalle sue origini matematiche (fisica e logica matematica sono scomparse rispetto alla mia "prima rata" universitaria degli anni 1995-1997).

Tornando a Vannevar, è riduttivo considerare il suo contributo scientifico solo la "previsione alla Star Trek" delle tecnologie future; forse si può considerare un po' il testimone di Charles Babbage e l'ispiratore di Claude Shannon, un uomo dotato di meccanica ma privo di elettronica, che lanciò un po' più in là il testimone dello studio dell'informatica.