http://www.rpolillo.it/libri/facile-da-usare/
Mini disclaimer: questi appunti non sono una recensione, non sono un riassunto, non rappresentano una valutazione del libro. Sono gli elementi che soggettivamente (cioè per me) sono da appuntarsi. Alcuni elementi, magari molto importanti, ma per me noti, potrebbero essere tralasciati. Quindi, cliccate sul link qui sopra, che fate prima: la licenza permette anche una lettura interessante senza spendere soldi.
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Una considerazione super soggettiva
Ogni professore tende a considerare la propria materia importante: il prof di diritto pensa che senza la legge non c'è stato civile, il prof di medicina che senza la sua materia non c'è vita.
Anche la tematica dell'usabilità è molto sentita dal prof. Pelillo, che "sbalza" l'usabilità fuori dal normale canone delle funzionalità, cioè di quello che un programma è in grado di fare, per trasformarlo in un paradigma senza il quale la progettazione quasi perde di significato sociale, precludendo l'accesso all'informazione ad alcune persone.
Il suo è un approccio che risponde alla domanda "perché fare un sistema usabile?" con "perché è giusto così" (la parafrasi è mia).
In realtà argomenta molto bene questa specie di risposta, portando come esempio la differenza, dalla prospettiva di una persona anziana, tra usare un telefono con disco e cornetta e uno smartphone attuale. E a smorzare presunte superiorità di giovanotti "nativi digitali", prospetta un futuro in cui sarà sempre più difficile imparare l'ultima tecnologia e i giovani "smanettoni" di oggi patiranno un'obsolescenza molto più precoce dei "vecchi" degli anni '10.
Il taglio che vorrei dare al mio iter di studi mi porterà sempre più a trascurare gli aspetti tecnici dell'informatica e a evidenziare gli aspetti umani, quindi mi sento di condividere profondamente lo scopo di questo corso e dell'UCD in particolare.
D'altra parte il mio ambiente lavorativo, in cui la linea guida è Buttasù, mi fa vivere il corso come inutile dalla prospettiva del mercato. Che senso ha studiare come perfezionare la qualità del proprio lavoro se nemmeno i contesti più istituzionali (enti pubblici, grandi aziende) si disinteressano completamente di questi temi?
La complessità
Chiariamo da subito i significati della parola "complessità".
I tre significati sono:
- complessità strutturale (es. un bastone è costituito da un componente, uno smartphone da varie migliaia)
- complessità d'uso (es. un freesbee è decisamente semplice dal punto di vista strutturale, ma complesso da usare; uno smartphone può essere più semplice da usare)
- complessità funzionale (es. un bancomat ha poche funzioni, uno smartphone tantissime)
Le funzionalità e lo sviluppo di un prodotto
Un prodotto nasce dai bisogni degli utenti, del mercato (concorrenza) e del contesto tecnologico (opportunità e "vicinato" tecnologico).
Inizialmente le funzionalità sono limitate dalla tecnologia, ma appena si supera una quota di requisiti minimi soddisfatti si introducono nuove funzionalità per raggiungere un bacino di utenti maggiore.
Questo porta a un'accelerazione delle varie fasi di apprendimento e un'obsolescenza molto rapida.
Il grafico di Norman assomiglia molto a una tendenza su cui avevo già riflettuto poco tempo fa: un sistema informatico può funzionare male, così la gente lo usa poco e si lamenta; oppure può funzionare bene, così la gente gli chiede di fare cose in più e di gestire più informazioni, finché non diventa lento... e la gente si lamenta. Questa non è che una delle declinazioni del principio di Peter.
Sembra un po' una fatica di Sisifo, ma tra le due situazioni c'è una "luna di miele" di differenza!